martedì 18 ottobre 2011

Lezione di sociologia: l'homo ridens

Scendendo le scale dei binari due/tre, ci si ritrova nel sottopassaggio e se si deve andare in centro, ci si dirige a sinistra: “Juri sei una tristezza di scorreggia”. Da questa frase spruzzata sul muro viene accolto il visitatore della Ridente.
Ci si addentra nella città, che per brevità da ora chiamerò R., e si incontrano giovani e ricche coppie provviste di prole, anziani in bicicletta identici tra loro (per le donne: gonne al ginocchio,  camicia e pullover, scarpe decoltè tacco quattro, occhiali dorati e capelli lisci e fini; per gli uomini polacchino scamosciato, pantaloni di fustagno e gilet trapuntato sulla camicia a scacchi; le nuances vanno dagli ocra, ai terra di Siena bruciata, a una vorticosa sequenza di marroni e verdi cupi), stranieri.
R. è una città a misura d’uomo, tranquilla di una tranquillità mortifera, pulita, civile, efficiente.
Il sorriso è stato bandito da una norma comunale già nel XVI secolo.
C’è una tanto curiosa quanto netta divisione tra ridentesi e extra-ridentesi. Queste due categorie non ammettono sotto-categorie: chi sceglie di essere ridentese, a prescindere dai propri natali, bimbo, giovane, vecchio che sia, deve prendere tutto il pacchetto, che prevede abbigliamento, acconciatura, atteggiamento e modi di dire.
Certo, per chi ridentese "lo nacque", è tutto molto più semplice e naturale, per chi invece viene da luoghi lontani da R. e vuole a tutti i costi far parte della sua società, il percorso è più tortuoso: molti riescono benissimo nell’impresa, altri, per quanto in pubblico si sforzino di non salutare, non sorridere, avere manie di grandezza, etc. nelle mura domestiche fanno cose che di ridentese hanno ben poco, addirittura non differenziano la spazzatura… In compenso ci sono extra-ridentesi di nome e di fatto (li si riconosce dall’allegria) che hanno un inspiegabilmente alto senso civico, e indigeni (pochini in verità) dotati di calore umano, filantropici, addirittura gentili, che non sono terrorizzati dal diverso da sé!
I due gruppi sono rette parallele che non si incontrano mai: pur mischiandosi nei luoghi pubblici, si guardano vivere come da un acquario.
Il visitatore occasionale non può notare i due mondi distinti, e se ne torna da dov'è venuto con l'impressione di aver passeggiato dentro una bomboniera, in un cantone staccato di una Svizzera senza birra né cioccolata.

4 commenti:

  1. Mi sono trovata su questo blog per caso... Curiosa di leggere altri post, per ora, complimenti!

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  2. Grazie Gloria! Quando vuoi, mi trovi qui :)

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  3. L'hai "pittata"... Ridente l'hai descritta perfettamente. Bella lezione di sociologia. Complimenti

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  4. feci riflessioni analoghe, anche se in scala minore, nel 1978, in una terra lontanissima dalla sicilia allora, la toscana.
    Dovetti adeguarmi alla svelta, pena l'emarginazione,un anno e mezzo, 15 anni..

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