giovedì 26 gennaio 2012

«Non posso, devo studiare»

È meraviglioso l'articolo che Sandro Cappelletto ha scritto su La Stampa tre settimane fa, in occasione del settantesimo compleanno di Maurizio Pollini.
Quel «Devo studiare, il mio mestiere è suonare» riassume un mondo: riassume la connotazione positiva del sacrificio, il suo travestimento, o meglio, la sua vera natura.
Il sacrificio non è qualcosa di negativo, qualcosa che si fa proprio malgrado, una privazione e basta. Il sacrificio non è solo levarsi il pane di bocca, ma sono anche ore, giorni, settimane, anni dalla propria vita, che diventa "sacrificata" di uno sforzo bellissimo!
Dal latino sacrificium ovvero sacer + facere (rendere sacro), il termine ha un'etimologia ben precisa che si sposa benissimo con la vita degli artisti, degli studiosi, di alcuni lavoratori... che rendono sacri emozioni, scoperte, pane...
Non aver ancora finito una cosa, conseguibile a fatica, e pensare già al prossimo durissimo traguardo... Avere il coraggio di non avere amici perché a nessuno piace sentirsi secondi...
«Non posso, devo studiare», è una risposta che sento ripetere, come un ritornello, da dodici (quasi tredici) anni, e che solo chi vive certe persone può capire senza provare un moto di stizza (quasi ira), perché mentre il sacrificio del lavoro, quello manuale, materiale (quello che provoca sudorazione, per intenderci) è davanti agli occhi di tutti, l'altro sacrificio si maschera, perché produce bellezza, e la bellezza offusca la sua essenza. 
Il sacrificio degli artisti per i più non è tale: è una scelta (non è “ppi fforza”) ma se sei un vero artista c'è poco da scegliere... 

mercoledì 18 gennaio 2012

Pecca e cunfessa

Vorrei prendere in prestito il titolo di un post del grande blogger Antonio Menna La mattina si indignano e la sera si accomodano, per descrivere tantissimi miei conterranei che in questi giorni stanno bloccando la MIA terra.
Mi autodenuncio: IGNORO molte, moltissime cose di questa manifestazione e dei suoi promotori autodefinitisi Movimento dei Forconi, ma SO che non sono l’unica ad ignorare… infatti, tanta gente che sta prendendo parte alla lotta non ha la più pallida idea delle ragioni di quanto sta succedendo.
Mi sento di fare una proporzione: dei miei amici su Facebook, i 2/3 sono siciliani, di questi più della metà non si è mai indignata di fronte a niente: gli italiani erano lo zimbello d’Europa e questi mi mandavano poke, l’Italia andava (e non è ancora detta l’ultima parola) a puttane e loro mi invitavano a giocare a Farmville, il referendum per l’acqua pubblica – dico, l’acqua pubblica – era alle porte e loro condividevano citazioni dei Modà, etc. Così, penso che più della metà delle persone coinvolte in questa cosa siano dei pecoroni (senza offesa per i poveri ovini), che pubblicano messaggi più o meno sgrammaticati sul proprio e l’altrui profilo, cambiano avatar, e danno addosso alle stessissime persone sul cui nome o simbolo, nella solitudine di una cabina elettorale, hanno fatto la crocetta. Queste persone, se hanno un frigo da smaltire lo buttano in qualche campo (altrui), purché il loro rimanga immacolato; evadono volentieri le tasse e si lamentano del governo ladro; se c’è da sistemare un figlio chiedono aiuto all’amico, che a sua volta ha fatto carriera così… queste persone hanno ridotto la Sicilia al colabrodo che è.
Poi c’è l’altra metà (secondo i miei calcoli meno di metà).
Poi ci sono quelli che si fidano e si lasciano trasportare.
Poi ci sono quelli che si fanno troppe domande e quelli che se ne fanno troppo poche.
Poi ci sono quelli che combattono ogni giorno senza fare rumore, e quelli che rumoreggiano e basta!

Chiedo scusa a chi ci crede davvero, agli autotrasportatori, agli agricoltori, e alle vittime della crisi, a chi lavora duramente ed è stanco di come vanno le cose e davvero non riesce a mutarne il corso, a chi davvero vuole un cambiamento… non chiedo scusa a chi è vittima di sé.

E a chi pensa "parli bene tu, che te ne sei andata e ci guardi da una distanza di sicurezza" dico "è vero, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra: e io oltre ad essere peccatrice e parzialmente ignorante non brillo per coraggio, chi mi conosce lo sa, ma almeno, quando posso, taccio"!

giovedì 12 gennaio 2012

A casa capi quantu voli u patruni

Può essere tomba o culla: la casa è dove torni e trovi, in mezzo alla pubblicità, piccoli tesori spediti proprio a te; casa è dove sono i tuoi libri; casa è dove ti affacci alla finestra e senti tuo ciò che vedi.
Casa è da dove partono i pacchi che profumano di zagara, ma anche dove arrivano.
Casa è un odore, un sapore.
Casa è dove non vedi l’ora di tornare, dove svolgi i tuoi riti; casa è dove sono le pantofole e il pigiama.
Casa è dove inviti gente, anche a dormire, a prescindere dai metri quadri.
Casa è dove ti citofona ripetutamente il tipo dell'energia e tu utilizzi un sano turpiloquio per rispedirlo al mittente.
La casa ti manca, la casa ti chiama, anche se quando ci sei non sempre ti piace.
Casa è dove decidi e cambi.
Casa è una mano calda e concava in cui decidi di mettere la tua.
La casa non entra in una scatola né in un furgone, ma puoi portarla con te, 10, 100, 1000 volte!
Caro 2012, dove pensi di condurre le mie povere bagattelle, e soprattutto, il molestatore energetico, mi seguirà?