giovedì 27 settembre 2012

... per non parlare del mercoledì



le porte dei bagni pubblici hanno tutto intorno due centimetri di spazio i quali lasciano che tu faccia pipì (nella migliore delle ipotesi) davanti a tutti.
le ragazze (che ti conoscano o meno) per strada, alla cassa del supermercato o in classe, non perdono occasione per dirti "what a beautiful dress", "que pinza preciosa"... oggi una tipa mi ha fermato mentre camminavo per dirmi: "i love your shoes, absolutely!" (in italia non mi era mai successo, ma penso che abbia a che fare con la legge della relatività - vedi "moda dell'osceno calzino" sul post precedente).
c'è davvero uno strano concetto di large e small, perché per trovare una tavoletta di cioccolata che pesi più di 50 grammi (e su quella da 50 grammi c'è scritto large) si devono fare i salti mortali, mentre di maionese da 5 kg ce n'è quanta ne vuoi: la boccia è talmente grossa che la puoi usare come puff.
ed infine: oggi mi hanno spiegato che in texas c'è la pena di morte, e me ne hanno descritto il procedimento come si racconta la ricetta del tiramisù (questo non fa ridere, affatto).
penso che il breviario di sopravvivenza dello studente italiano graduato al suo primo mese in terra di cowboys è per ora completo, ma non si escludono future revisioni e aggiunte :)
p.s. 'sta storia del campus "tobacco free" mi fa venire solo voglia di rullarmi una gigantesca sigaretta (come minimo) e fumarmela davanti alla statua del bobcat!!! eccchepppallle!

mercoledì 26 settembre 2012

Il martedì mi prende così!



soltanto due brevi riflessioni:

qui spopola una bizzarra tendenza, manco fosse la settimana della moda a milano: gli studenti indossano impunemente calzini di spugna sotto ciabatte da piscina, e pantaloncini, con orgoglio, in pubblico, come se nulla fosse, e nessuno, dico nessuno, chiama il 911!

armadietti all'interno dei quali molti ragazzi rinchiudono il buongusto

c'è un'altra stravagante propensione, quella di salutarti se non ti conoscono e smettere di salutarti immediatamente dopo: cioè, se in una stanza - dove tu sei già da prima - entrano due persone, di cui una ti conosce e una non ti conosce, potrai costatare che la prima non ti saluta (poi magari ti parla, ti chiede cose, etc. non salutandoti nemmeno quando esce) e la seconda ti saluta con un gran sorriso (finché ahimè qualcuno non avrà la malsana idea di presentarvi).
ahh: però per ogni starnuto hanno subito pronto un "bless you" che mi ricorda tanto la risposta "gesuzzu-maria" di mia nonna ai miei "etciù"!

no, era così, per dire.

enzo miccio aiutaci tu!!!

lunedì 24 settembre 2012

Qui è ancora domenica...




Quando torno a casa dall'università ho dieci minuti per guardare, ascoltare e pensare.
Penso alle capesante e alle lasagne... penso che dovrei provare a trovare gli ingredienti per fare un buon ragù. Penso che qui sarebbero capaci di scrivere un volume di cinquecento pagine con tavole a colori, appendice e nutrita bibliografia per teorizzare come si fanno le lasagne.
Al semaforo penso spesso alla pizza al metro.


Penso ad Antonio Menna che ha scattato un intero rullino a sette ragazzi del sud pieni di entusiasmo, che potremmo benissimo essere io e Luca, che però abbiamo festeggiato il secondo agonizzante compleanno della nostra associazione soooo far away.
Penso alla prima parte della settimana alle prese con il Texas Roach più grosso del mondo (in Texas everything is bigger!) e alla seconda parte della settimana nell'attesa della tanto agognata piscina con la musica rock a tutto volume nelle doccie (quanto t'ho pensato Davidino!)...


Penso che un'altra settimana è trascorsa ed un altro finesettimana è finito senza che riuscissi a fare nemmeno la metà di tutto ciò che dovevo fare. Potrei adottare lo stesso metodo di pulizia che hanno usato per ripulire questa casa tra gli scorsi inquilini e noi: ovvero, passare una mano di lavabile bianca a spruzzo dappertutto, sulla polvere, sui capelli, sugli cacca di scarafaggio!
Penso che vorrei andare a Austin, invitare gente, bere un sacco di caffè...
Penso che sono soddisfatta perché questa settimana ho fatto delle belle cose al computer, non certo come dice mia sorella - comu a chidu da mela - semmai...




sabato 15 settembre 2012

Così parlò Teresina: "Mutatis mutandis"



Due anni fa, quando seduta al mio solito posto, con la tv accesa sul mio solito canale, mi preparavo ad affrontare un altro gelido inverno con quelle finestre di carta velina, non sapevo che le avrebbero davvero cambiate non appena avessimo fatto armi e bagagli.

Un anno fa, quando vedevo il tempo che passava senza che nulla mutasse, e il "non fare" era parte di una routine interrotta però da incontri salvifici, non sapevo che avrei avuto un blog né, TANTOMENO, che sarei venuta a vivere negli Stati Uniti.

Un mese fa, quando appena arrivata sentivo la gente aprir bocca senza comprendere altro che parte del senso generico del discorso e qualche suono, non sapevo che avrei riso a battute in inglese davanti a una birra né che avremmo avuto qualche amico pronto ad insegnarci il proprio apparentemente omofono alfabeto.

Qualche giorno fa, quando pensavo che la settimana stava procedendo a gonfie vele e che nel finesettimana avrei aggiornato tutti di questo, non sapevo che questo post sarebbe stato pervaso da uno strano senso di malinconia, non interamente giustificabile.

Forse è la pioggia, che amo, e che mi riporta indietro: mi riporta a casa, a quelle che ho considerato "casa" ogni volta, e alle persone...
Forse è la velocità con cui in un mese sono passata da estate, a estate +++, a autunno, che tira giù nel sifone i miei capelli, giù dalla bilancia i miei chili, e giù dai miei occhi un paio di lacrime.

Post tristi, pioggia e lacrime sono utili, però. Lo so.