venerdì 23 marzo 2018

Maledetta primavera: una recensione di parte

L’apnea che ha preceduto l’applauso si è rotta in un pianto silenzioso, nello sciogliersi della tensione emotiva accumulata per più di un’ora, dal primo “buona notte”.

Dolente, sentita, faticosa come il viaggio inconcludente che racconta, come lo spegnimento di una vita che si vede prossimo eppure sembra inarrivabile. Così è stata la Winterreise eseguita dal basso Dario Russo e dal pianista Luca Cubisino, entrambi siciliani, alla Steinway Gallery di Austin lo scorso venerdì.

Nella loro esecuzione il freddo lo senti. E non è l'aria condizionata delle hall americane. Il ciclo di Schubert-Müller attraversa gli stati fisici della materia acqua pur conservando il sogno primaverile, dove l'unico fuoco non può essere che fatuo ed i soli sono altri. Una pena incontenibile, perenne (fatta di oggetti e metafore, animali e vedute adamantine) che questi due fini interpreti hanno fatto crescere negli animi dei fortunati ascoltatori.

Come il vecchio il cui organetto mai tace, Dario e Luca hanno narrato questa storia con disperata eppure delicatissima insistenza, attraverso il suono di un pianoforte vicino alla voce umana per i suoi colori, che si è fatto paesaggio e personaggio secondo le circostanze, ed una voce imponente e straniata, vinta dal fardello del significato che doveva trasportare.

Nella calda primavera texana, mai gelo fu più adatto a scaldare i sensi. Grazie ragazzi!


Nessun commento:

Posta un commento