Carusi carusiedi (cit.): viva sugnu!
Oggi #miomarito, con il quale ieri abbiamo fatto sei mesi di
famiglia tradizionale e 17 anni dal primo bacio non tradizionale, lavora tutto
il giorno, e pure domani, per arrotondare (il classico "rattidduzzu",
if u know what I mean).
Io, invece, sto a casa e ho in programma una lavatrice/asciugatrice (per un totale di 4 dollari, #addapassanuguaienir
#addunocociosole), pulizie, una cucinata mentre butto un occhio a Nashville, molto studio e lavoro. La
settimana si preannuncia piena di riunioni, classi, e pagine, pranzi di lavoro e pranzi da saltare, e per sant'Agata (#tuttidevoti)
saranno 2 mesi esatti al vomitevole esame... altra ragione per cui maggio* sarà uno dei miei mesi preferiti quest'anno.
Continuando a sforzarmi di concentrarmi sul bicchiere mezzo pieno: la mia amica museo <3 per
sentirmi vicina (che dolcina!), mi ha chiesto di mandarle la foto di quello che
si vede dalla mia finestra, la foto dell'università, la foto delle piante, la
foto del mio posto preferito a Miami, la foto di una mia classe, e una foto
insieme a #miomarito. Mi ha anche dato un termine massimo entro il quale
mandarle le immagini: mercoledì. Fino a oggi ha piovuto, quindi le foto da
esterno non sarebbero venute bene... e data le nostre facce, manco quella di
famiglia da interno. La classe: mi punto un reminder per fotografarla quando
l'ultimo studente se n'è andato, se no dicono che la prof è no cool! Ma veniamo
al posto preferito: ho già chiesto se può essere il letto e lei ha risposto no.
Allora il divano!? No... Amica mia, io qua a Miami posti preferiti non ne ho,
in Texas ce ne avevo diversi, ma qui solo posti spreferiti finora, perché il
dottorato qui è come fare un figlio ma senza figlio, senza batuffolini morbidi
e profumati che ti sorridono. È pieno di notti in bianco e metaforici pannolini da
cambiare, coliche mentali e mancanza di tempo per renderti presentabile o telefonare a
un'amica, ma senza “pucci pucci e bau bau”, senza piedini paffuti o “quant'è duci”, “ha
preso da te”, “no da te”, “awwwwwwww”! Pero, amica museo, qualcosa m'inventerò!
Ora, passando all'argomento del giorno, dall'alto della mia
novella posizione di esponente della sedicente famiglia naturale, volevo fare
una considerazione sui miei simili: io ho conosciuto tante famiglie
tradizionali, del mulino bianco, normali insomma, e tra queste, una è formata
da un padre, una madre e due figli. Normalissimi. Il padre lavora 15 ore al
giorno per potersi permettere una bella casa e una bella macchina. La madre lo
aiuta sia lavorando con lui, che lavorando in casa, che avendo un altro
part-time. Per queste ragioni, i figli non passano molto tempo insieme ai
genitori - soprattutto col padre - eccetto quando, raggiunta un'età
sufficiente, iniziano ad aiutare nell'attività commerciale famigliare. La loro
vita è fatta di questo. A livello economico non manca nulla, e anche se a
livello affettivo si vanno creando lacune più o meno grandi date da
disinteressamento e assenze in momenti cruciali, i figli sanno che quella è la
normalità e la accettano di buon grado. Anche la mamma accetta e apprezza le
poche ore che il marito dedica alla famiglia e a lei come qualcosa di
necessario, lo sostiene e lo protegge da alcune male lingue che si sono create
su di lui in paese. I paesani, gelosi del suo successo, infatti, sostengono che
nelle 15 ore giornaliere di lavoro (sabato e domenica inclusi), l'uomo riesce a
trovare il tempo per farsi svariate amanti, anche minorenni. Ma tutto sommato,
molti di loro pensano che un po' di svago sia anche meritato per un uomo che
lavora come un cane per mantenere la normalità della sua famiglia.
Quando uno dei figli lo scopre in atteggiamenti
inequivocabili con una sua (del figlio) coetanea, inizia a pensare che forse la
sua famiglia tanto normale non è. Quando il fratello minore si vede sottratto
il diritto allo studio perché non parteggia per la normalità che questo bravo
padre di famiglia aveva creato con tanta fatica e voleva mantenere a tutti i
costi non pensa che questa famiglia tradizionale funzioni. Quando si scopre che
quella è solo la punta dell’iceberg e anche la moglie, dopo essersi
accontentata degli avanzi per tutta la vita, decide che non è il caso di
continuare con una farsa che tutti vedevano chiaramente tranne lei, allora
questa normalità si infrange.
Questa era una famiglia tradizionale, una delle tante,
formate da: padre italiano, madre italiana, amante rumena, amante rumena,
amante italiana, figlio italiano, figlio italiano.
Ma come sono cresciuti questi figli? Com'è andata? Uno se
n'è letteralmente scappato dall'Italia per non dover vivere nello stesso paese
che aveva ospitato non menzionate situazioni di assurdità in numero crescente,
cercando di costruirsi da capo. L’altro è rimasto con la madre, intraprendendo
gli studi universitari osteggiati dal padre nonostante la sua indiscutibile
propensione. Entrambi combattono ogni giorno con la loro rabbia repressa che a
volte raggiunge vette non normali. Nessuno di loro riceve il mantenimento
perché il mancato perdono non è stato accettato come normale, neanche a fronte
della totale assenza di presa di responsabilità e assunzione di colpa. Nonostante questo, la madre si dice - a ragione - estremamente orgogliosa della famiglia completamente scoglionata che ha oggi e che preferisce la pulita e incerta quotidianità dei suoi figli (e la propria) alle false certezze di un tempo.
Oggi tante famiglie, com'era questa, stanno manifestando
contro l'incapacità di famiglie non tradizionali, non naturali e non normali di crescere dei figli in un
ambiente sano, perché le figure genitoriali (per forza due e per forza una maschile e una femminile) sono esempi e perché i figli non debbano
subire traumi.
Adesso, giurando di non usare la parola n@^§#°e e i suoi derivati per qualche mese, vado a creare i presupposti per non essere vinta dal sonno americano fatto di educazione modulare e compravendita del proprio tempo, e per non maledire quella rara volta che mi parte la tastiera!
* Oggi è Santa Martina! #sapevatelo
* Oggi è Santa Martina! #sapevatelo